venerdì 29 marzo 2013

Pastiera di pasta Napoletana

Nella mia famiglia il Sabato Santo è tradizione mangiare la pastiera di pasta fatta nella versione salata e nella versione dolce, è una ricetta dell'antica tradizione povera napoletana molto goduriosa.

La preparazione di base è comune alle due preparazioni, le dosi non sono precise perché come tutte le preparazioni della tradizione famigliare sono fatte ad occhio e tramandate così e poi ogni generazione ha leggermente aggiustato le varie dosi a seconda di come cambia l'alimentazione famigliare, (se vi dicessi quanto strutto metteva una delle mie zie non la mangereste mai):


ingredienti per entrambe le preparazioni:

spaghetti 600gr
uova 6
strutto qb
affettato a cubetti vario a piacere (noi usiamo solo il salame napoletano)
pecorino grattugiato a piacere (a mio gusto più ce n'è meglio è)
pepe qb
sale qb
due manciate di zucchero

Si lessano 600gr di spaghetti e si mischiano con le 6 uova sbattute (mescolate come volete gli ingredienti noi facciamo tutto con la mano che riesce a far amalgamare bene tutti gli ingredienti agli spaghetti), a questo punto si dividono le due preparazioni, dividendo il composto a metà:

La prima metà viene mescolata con l'affettato, il pepe, il sale e il pecorino, il tutto viene messo in una teglia da forno unta con lo strutto, si livella il composto e sopra si applicano dei fiocchetti di strutto.
S'inforna in forno già caldo a 200 °C per 40minuti.

La seconda parte di spaghetti e uova viene mescolata con le due manciate di zucchero ed infornata in una teglia da forno unta con lo strutto, si livella il composto e sopra si applicano dei fiocchetti di strutto.
S'inforna in forno già caldo a 200 °C per 40minuti.


Vi preciso che la tradizione vorrebbe che le pastiere fossero fritte nello strutto, la mia famiglia da che io ho memoria le cuoce  in forno, voi potete decidere se frigger le op no ed usare il grasso che preferite per cuocerle.

BUONA PASQUA

lunedì 18 marzo 2013

Corso di massaggio baby



Da tre settimane ho iniziato il corso di  massaggio per il mio Matteo, il corso è organizzato presso il  consultorio pediatrico della mia circoscrizione ed è gratuito, ha solo una lista d'attesa infinita.
Lo scopo è d'insegnare alle mamme delle manovre base per massaggiare i propri piccolini.
Gli incontri si svolgono una volta a settimana per un numero di 4 incontri, il 5 consiste in un colloquio di gruppo con una psicologa.
Siamo 8 mamme e i nostri cuccioli hanno dai 4 mesi ai 7 1/2 mesi, è un'esperienza bellissima sia per l'accrescere del legame con il tuo bambino che il massaggio crea, sia per il fatto di conoscere altre mamme che vivono le tue gioie ma anche le tue problematiche nello stesso momento in cui le vivi tu.
Io sono una cultrice del massaggio,  nella mia vita di adulta mi sono sempre fatta massaggiare, provando tecniche diverse.
A mio giudizio tutti dovrebbero farsi massaggiare, con costanza, non solo quando hanno dei problemi perchè quello che ti può dare l'energia che scaturisce dal tocco e dalla manipolazione di mani sapienti è impagabile.
Il massaggio aumenta la consapevolezza di se stessi ed aiuta a risolvere molte problematiche fisiche e psicologiche, in oriente viene praticato come una pratica di normale cura di se stessi.
Il massaggio nei bambini aumenta la loro autostima e fiducia in se stessi e negli altri per cui lo consiglio veramente, massaggiate i vostri figli, fate un corso se volete, (se la vostra Asl non li organizza ce ne sono tanti a pagamento), cercate su internet (esistono massaggi gioco fatti per i bambini più grandi), ma ritengo che un corso non sia necessario una mamma sa come toccare il proprio bambino per istinto per cui procuratevi dell'olio di mandorle dolci o un qualunque altro olio (io uso l'oleolito di calendula che ho fatto io in olio di oliva), purchè sia naturale e privo di sostanze chimiche aggiunte, spegnete telefoni e altro e rilassatevi insieme ai vostri piccoli.

venerdì 15 marzo 2013

PERCHE' UTILIZZARE UN DETERSIVO PER STOVIGLIE BIOECOLOGICO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE?



I detersivi industriali per stoviglie sono tra i prodotti che dovrebbero essere banditi prima possibile dalla casa.
Oltre ai normali composti chimici con la funzione  “lavante" (saponi, e tensioattivi), contengono numerosi altri prodotti con la mera funzione di “abbellire” il prodotto-detersivo (coloranti, fluidificanti, gelificante, etc..) oppure far “apparire” le stoviglie più pulite (brillantanti, antiappannanti, etc..).
La regola è sempre la stessa: far credere alle massaie di avere bisogno di detersivi sempre più "performanti", per vendergli prodotti ogni giorno diversi. La verità è che per pulire anche lo sporco peggiore provocato dagli alimenti (lo “sporco più sporco”) , bastano i detergenti che usavano i nostri trisavoli: sostanze naturali (dal succo di limone alle ceneri delle braci), che adesso alcuni marchi si vantano di inserire nei loro prodotti commerciali come fossero gli ultimi ritrovati della scienza chimica.
E così ecco il detersivo “al limone”, con la cenere, all’aceto, etc…, dove in realtà di limone, o aceto c’è soltanto l’odore, aggiunto tramite qualche composto sintetico che niente a che fare con il limone o l’aceto!
Inoltre è stato comprovato come un parte non trascurabile del detersivo usato per lavare i piatti (mix di tensioattivi, saponi sintetici e miriadi di additivi dalle svariate funzioni meramente commerciali) non venga adeguatamente rimosso dalle stoviglie durante il risciaquo, con la conseguenza di finire nel nostro stomaco assieme agli alimenti!!!  Ingoiare ripetute volte delle sostanze pericolose come cloro, ammoniaca, acido fosforico, tensoativi, solventi ecc. a lungo andare causerà delle irritazione faringoesofagogastrica e problemi al fegato e stomaco ed è specialmente pregiudiziale ai bambini.
Queste considerazioni, oltre al dato di fatto  accertato che in un anno una persona ingerisce mediamente da 0,1 a 1 g di tensioattivi, che rimangono sui piatti appena lavati, devono convincere che vale la pena introdurre tra le nostre abitudini l'utilizzo di un detersivo per i piatti che sia il piu possibile ricavato da sostanze di origine rinnovabile e , perchè no, anche ecologico, altamente biodegradabile e a bassa tossicità per l'uomo e l'ambiente.
Quindi se proprio non avete tempo di autoprodurvi il detersivo a casa cercate i prodotti giusti esistono!!!!!!!!!!!!!!!

venerdì 8 marzo 2013

Auguri a tutte le donne







Oggi per celebrare tutte le donne voglio segnalarvi la storia di una piccola grande donna che ho letto sul manifesto, auguri a tutte.


La Cassandra della Catalunya: Teresa Forcades y Vila, una suora rivoluzionaria

Di Andrea De Lotto | 06 marzo 2013

La sua fama esplode improvvisamente del 2009. Lei in quel periodo aveva già scritto testi interessanti: “I crimini delle grandi compagnie farmaceutiche” nel 2006, “La teologia femminista nella storia” nel 2007. Ma ben pochi la conoscono. Teresa Forcades y Villa (nata a Barcellona nel 1966), monaca benedettina dal 1997, laureata in medicina e teologia, ha studiato in Catalunya e negli Stati Uniti e ora risiede nel monastero di San Benet, ad una cinquantina di chilometri da Barcellona.
Nell’estate del 2009 scoppia l’allarme per l’influenza A, i titoli dei giornali sono cubitali, il rischio di epidemia, se non di pandemia, dicono essere grande, è il periodo in cui negli aereoporti si vedono tante persone con la mascherina sul volto, nelle scuole viene detto di lavarsi le mani col disinfettante, dai ministeri si ordinano le vaccinazioni….
In quelle settimane le viene chiesto da una direttrice di una scuola, di studiare il caso per darle qualche indicazione più precisa su che fare con insegnanti e allievi. Teresa si mette a studiare credendo di cavarsela in un fine settimana, ma mano a mano che approfondisce il tema scopre una realtà sempre più incredibile. L’inganno è colossale, il business che ci sta dietro, pazzesco e, l’Organizzazione mondiale della sanità di fatto è complice delle grandi industrie farmaceutiche che impongono un vaccino non risolutivo. Teresa si confronta con colleghi medici e professori, che le danno ragione. Ora lei ha il problema di comunicare questo che lei ha capito. E’ l’imperscrutabilità del destino che l’aiuta.
Due signore al termine di una sua conferenza a Barcellona la avvicinano e le chiedono se possono farle una breve intervista, stanno raccogliendo testimonianze sulla vicenda dell’influenza. Teresa acconsente, credendo di passare loro un testo di 4-5 pagine che ha preparato. In realtà quelle arrivano al monastero, a sorpresa, con una videocamera. Teresa si prepara e inizia un discorso che alla fine, preciso, puntuale, chiaro, dura più di un’ora. Alla sera le due donne le propongono di metterlo in rete così com’è, è troppo importante quello che lei ha detto e come lo ha detto.
Era quello che Teresa in fondo sperava, diffondere queste sue “scoperte”. Quello che succede nelle settimane successive è potente: le visioni crescono di settimana in settimana, fino ad arrivare ad un milione e duecentomila visitatori. Per chi vuole saperne di più c’è il video sottotitolato in italiano.
Diventa un caso importante. A quel punto tutte le sue posizioni fino ad allora rimaste in sordina diventano provocazioni che allarmano una parte, ne accendono un’altra. Pur con la sua serenità, pacatezza, ma grande capacità di analisi e documentazione Teresa critica il clericalismo e il maschilismo della chiesa cattolica, difende i diritti delle donne anche sul terreno scivoloso del l’aborto, denuncia il sistema capitalistico ricalcando le parole di Ziegler; rivendica una chiesa dalla parte dei più deboli, dei più poveri, sostiene le lotte che di lì a poco sorgono nelle piazze degli indignati, si spende in incontri, dibattiti, a fianco di chi lotta per il diritto alla casa, della sanità pubblica e di qualità, contro ingiusti licenziamenti, contro un sistema che giudica produttore sistematico di miseria.
In più di un’occasione la sala dove avviene l’incontro non è sufficiente e il dibattito si sposta nella piazza attigua con impianti voce improvvisati. Nel frattempo Teresa conosce sempre meglio un sistema di disinformazione, quello dei grandi mass media, che, senza la spinta dal basso, l’avrebbero assolutamente ignorata, e che ora non possono fare a meno di coinvolgerla, ma in più di un’occasione denigrandola, come quando, per esempio, un giornalista di un prestigioso quotidiano mette in dubbio il fatto che lei sia medico. Sono anche le sue parole, pacate ma ferme, in difesa della rivoluzione bolivariana in Venezuela, che Teresa ha potuto conoscere direttamente, che suscitano volgare scalpore da parte di alcuni grandi media.
Ma è sul piano della difesa della sanità pubblica che Teresa Forcades si spende di più: ha conosciuto dall’interno il sistema sanitario statunitense e ne conosce le feroci contraddizioni. Ora i rischi che lei vede sono generali: con la scusa della crisi si sta smantellando il welfare europeo costruito in secoli di lotte.Politiche economiche, ordini dei vertici mondiali, stanno dettando questa distruzione, trasformando la sanità in una merce, colpendo i più deboli.
Quando a Barcellona nel mese di dicembre scorso viene occupato uno degli ospedali più grandi della città, il San Pau, Teresa va a sostenerli. Già nel giugno del 2007 che in una lunga intervista alla tv pubblica catalana che Teresa aveva ribadito il fatto che il capitalismo non è etico, e propose una possibile via d’uscita per un cambio radicale in Spagna: uno sciopero generale indefinito che metta tutto in discussione e una nuova assemblea costituente per ripartire. Il suo modello è un po’ l’Islanda, luogo di cambiamento avvenuto, luogo dove le strasformazioni sono possibili.
Quando nel settembre la piazza di Madrid decide di accerchiare il parlamento, lei li sostiene e per coerenza, mi racconta, vorrebbe andare, sono le sue consorelle che non la lasciano. Le manifestazioni terminano in scontri, pestaggi della polizia che insegue le persone nei bar, nei passaggi della metropolitana. Teresa denuncia la violenza poliziesca.
Infine, il tema dell’indipendenza catalana. Anche su questo Teresa Forcades prende posizioni chiare: è a favore dell’indipendenza, dice che è un diritto, quello del popolo catalano, di decidere se autogovernarsi. Ma, come sostiene al termine di un grande incontro sulle forme di lotta del movimento, che “l’indipendenza della Catalunya non sia finanziata da la Caixa!” (il potente braccio finanziario della grande borghesia catalana). E’ seguito un lungo applauso.


venerdì 1 marzo 2013

ANTICITO ONLUS



Tutte le donne, che hanno avuto un bambino, conoscono almeno di nome il Citomegalovirus perchè è uno dei parametri ricercato negli esami che si devono fare tutti i mesi ma quante conoscono effettivamente quanto questo virus possa essere pericoloso? I suoi effetti possono essere terribili sul feto ma malgrado questo non se ne parla abbastanza e i medici non ti spiegano quanto sia necessario puntare sulla prevenzione.
Una cura esiste ma ha costi proibitivi per questo Giada e Andrea Benetton, dopo aver vissuto in prima persona questo dramma hanno deciso di creare Anticito Onlus, un associazione nata per aiutare e sostenere i genitori che si trovano ad aver a che fare con il Citomegalovirus.
Visitate il loro sito e sostenete la loro onlus.
GRAZIE